sunSET è la traduzione musicale del mio personale rapporto con il suono e il suo essere sostanza, materia in continua transizione tra pratiche analogiche e processi digitali, compreso e ripreso da continui passaggi e mutazioni di informazioni. Credo che ne sia risultata un’audiobiografia dei movimenti musicali e delle azioni sonore in relazione tra loro, il cui esito sono canzoni, senza però possedere un preciso rifermento stilistico o metaforico voluto o cercato. In ogni canzone ho quindi trovato questa unità di movimento umanizzando il digitale e precisando l’azione analogica in un continuo mettere, togliere, sostituire, tagliare… paragonabile alla pratica dello scultore che continuamente modella la sua materia in vista di un corpo, di una forma finale. Quindi ho tradotto i parametri musicali classici – ritmo, melodia, armonia – in un contesto digitale e sonoro, mentre ho lavorato molto in studio sulla precisione e pulizia delle mie esecuzioni strumentali, concentrandomi sul feeling dei rapporti che ne scaturivano, in funzione dell’azione musicale e performativa della canzone che andava costruendosi. Tutto questo privandomi di una certezza pratica o estetica precostituita, un modello per intenderci che mi garantisse prima della registrazione il risultato compositivo, affidandomi esclusivamente alla deduzione a all’intuizione in tempo reale del farsi stesso della canzone, in riferimento al suo continuo entrare/uscire dal digitale. Ne sono emerse 12 tracce che per due mesi di lavoro con Paolo Rigotto nel suo studio, ho continuamente modellato e ripreso. Credo quindi che il mio lavoro non sia innovativo per qualche ragione particolare ma sicuramente ha maturato una consapevolezza maggiore dell’azione e presenza del digitale nella registrazione, pensandolo e utilizzandolo in quanto strumento che procede per strade in qualche modo incontrollabili e tutte sue.

sunSET è poi una performance che condivide dal vivo un processo autobiografico con immagini girate e montate da mia figlia Francesca nell’estate 2015. Le due azioni (quella musicale e quella visiva) entrano in contatto per continuità sensoriale e analogica, in rapporto anch’esse con l’editing e la precisione del montaggio, seguendo sempre la stessa modalità di costituire una nuova forma, una nuova opera emergente dal rapporto di traduzione tra il digitale e l’analogico.