A distanza di dieci anni esatti dal precedente Rosso rubino esce il mio secondo disco solista.
Un lasso di tempo in cui molte cose sono accadute: esperienze umane, avventure musicali, incontri, scontri, qualcuno è andato, qualcuno è arrivato; un ricco bagaglio di eventi divenuti parte della mia memoria, che hanno contribuito quotidianamente a plasmarmi e a rendermi chi sono in ogni momento.
Come per l’acqua cui una teoria riconosce la capacità di mantenere un ricordo delle sostanze e degli eventi con cui entra in contatto, imparando da queste esperienze e aprendo così il campo ad una nuova potenziale visione dell’ordine naturale delle cose.
Memoria quindi come informazione che può contribuire a modulare la coscienza individuale verso nuovi e più affascinanti territori rispetto a quelli ristretti e vincolanti di una quotidianità fatta di abitudini e rituali, credenze e conformismi imposti o ereditati……
Siamo acqua che cade, acqua che scorre, fluisce, si infrange, conosce, incontra, sperimenta e …imparando crea…
Enrico Negro
Una voce italiana della chitarra acustica
La preziosa ricerca solistica di Enrico Negro sulla chitarra acustica con corde metalliche mira ad accomunare, in un linguaggio unitario, il fondamentale lavoro di rielaborazione di arie e danze della tradizione popolare dell’arco alpino con le musiche antiche del periodo tra Rinascimento e Barocco, alcune composizioni di autori italiani moderni e contemporanei e, infine, le proprie composizioni originali. In questo lavoro di costruzione di una ‘voce italiana’ del chitarrismo acustico, caratterizzata da elementi contrappuntistici e di transizione dal modale al tonale, Negro va così ad associarsi all’opera di chitarristi come Beppe Gambetta e Franco Morone, rispetto ai quali mette in rilievo il peso della sua più spiccata formazione classica. Da questo punto di vista il suo fingerstyle sembra richiamare in particolare l’insegnamento del grande maestro del British revival chitarristico, John Renbourn con il suo folk baroque. Sir John, che da poco ci ha tristemente lasciati, avrebbe accolto con grande apprezzamento l’attività di Enrico. E credo che La memoria dell’acqua meriti di essere dedicato alla sua memoria.
Andrea Carpi