Dopo un periodo di studi, negli anni ’80, ho iniziato pensare le composizioni come spazi in cui si potesse improvvisare. Mi hanno molto influenzato le forme i sistemi praticati in ambito jazzistico, ma anche la musica contemporanea e le tradizioni extraeuropee, soprattutto la musica africana e quella hindustana.
Trovo significativa la corrispondenza fra una particolare organizzazione del suono e la altrettanto inconfondibile struttura sociale adatta e necessaria alla sua produzione, ossia il fatto che un brano musicale sia riflesso del modo che le persone hanno di entrare in rapporto fra loro, organizzarsi socialmente e atteggiarsi verso il mondo e la vita.
Con diversi gruppi ho esplorato sistemi ridotti a quello che mi pareva essenziale, delle forme idealmente libere dai clichè dei vari stili e linguaggi.
In anni più recenti ho indagato un mondo di possibilità ritmiche parallelo e corrispondente a quello degli intervalli melodici e armonici.
‘Melodiching’ , però, è stata invece una bella occasione di fare un inventario di melodie (a prescindere dalle infinite possibilità espressive!), ognuna delle quali suggerisce un mondo intero di possibili ‘canzoni’. Sono raga hindustani, modi peculiari di qualche tradizione, aree intervallari (così le ha chiamate Franco D’Andrea) o appunti personali.
Grazie a Franco Rivoira per le riprese del suono con il Roland R26 + Neumann U87 (niente mix, mastering, editing)
Metalli e legni sono piccoli strumenti che ho costruito: legno per una linea intera (yang) e metallo per una linea spezzata (yin).